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Le abitazioni dell'uomo (3/5)

Ricostruzione di una tipica casa-fattoria romana a Kourion (Cipro) - 2° secolo d.c.In città i ricchi Romani costruivano le grandi ville “domus” a imitazione dei grandi palazzi imperiali, ma per la maggior parte della popolazione esistevano le “Insulae” dette anche “Isole di abitazioni” (da cui deriva il moderno termine “isolato”) che non erano altro che grezzi palazzi di 4/6 piani con botteghe/negozi al piano terra e gli appartamenti ai piani superiori, gli affitti erano carisissimi e le condizioni fatiscenti, i botteghai potevano sfruttare l’altezza di loro locali realizzando soppalchi come abitazione. Mancavano i bagni privati e come riscaldamento si utilizzavano bracieri mobili o piccoli focolari senza canna fumaria, i locali risultavano sporchi e poco salutari. 
Il riscaldamento tipo “Ipocausto” romano consisteva in tubi e cunicoli sotto il pavimento o nelle pareti, in cui veniva fatta passare aria calda, il sistema funzionava ma costava molto caro mantenerlo, si diffuse solo nelle ricche residenze o nelle strutture pubbliche come i bagni e terme.
 
Ricostruzione di un megaron frigio (Turchia) del periodo geometrico dell' 8° secolo a.c.Le case/torri bizantine-medioevali erano generalmente alte due o tre piani costruite su dislivelli o terrazzamenti sfruttando le particolarità del luogo, erano concepite come mini fattorie o piccole fortezze (castellum) razionalizzate in un solo edificio fortificato o ermetico. Il piano seminteraro o interrato era dedicato alle stalle e ai magazzini, il piano terra alle cucine, al bagno e al salone principale, i piani superiori alle camere da letto. Col tempo queste semplici strutture si unirono ad altre, crescendo per dimensioni, divenendo città, fortezze o castelli in punti strategici.
 
Del periodo romano-bizantino sono rimaste molte case rupestri e le città sotterranee della Cappadocia turca, si tratta di antiche abitazioni scavate nel tufo, si svilupparono soprattutto come rifugio dei cristiani che scappavano prima dalla persecuzione romana, poi da quella turca. Queste abitazioni vennero abbandonate negli anni sessanta per due motivi, una fu l’utilizzo come attrazione turistica, l’altra fu l’elevata mortalità per silicosi in quel territorio, che era dovuta alle polveri sottili della decomposizione delle grotte, spesso collassate.

Ricostruzione di un palazzo di Troia VI (Turchia) - 13° secolo a.c.Non bisogna dimenticare la millenaria capacità delle antiche Tribù Arabe di vivere nel deserto, dal nomadismo ai famosi souk, importanti centri commerciali in terre aride bruciate dal sole nati da semplici villaggi fortificati lungo le vie carovaniere, queste popolazioni seppero organizzarsi riuscendo a respingere potenti eserciti come gli Assiri e i Persiani.
 
Le case tradizionali giapponesi e cinesi erano costruite in legno leggero (cedro, bambù, ecc) e flessibile per resistere ai venti e ai terremoti, lo scheletro/telaio reggeva il tetto mentre le stanze erano divise da leggere pareti mobili (per i giapponesi scorrevano su guide) e da tende con mobilio razionalizzato, questo permetteva al padrone di casa di modificare a piacimento la planimetria a seconda delle necesssità.
 
Nell’antichità consigliavano di avere le strade orientate a bussola per avere sempre l’ombra su un lato della strada; per ridurre il problema furti, si costruivano edifici che nascondessero la struttura interna, aprendo poche finestre all’esterno, per ottenere il grosso della luce dal cortile interno, lontano da occhi indiscreti. Per la legge della “salubrità” si fondavano le città riparandole dai venti del mare oppure esponendole verso sud per avere il sole quasi tutto il giorno, le città su alture e/o portuali si imponevano sul territorio mentre le città riparate in valle si nascondevano.

 
 
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